Rubrica L’inverno nell’arte
Proseguendo i nostri itinerari invernali, ci imbattiamo nelle atmosfere aspre e innevate presentate nell’Ortis di Ugo Foscolo. Il brano è la ben nota lettera da Ventimiglia, della quale lascio il testo alla conclusione di questo breve articolo.
Paesaggi dell’anima nell’Ortis di Foscolo
Il paesaggio invernale presentato da Foscolo porta con sé le tracce inconfondibili del gusto romantico; effettivamente non è difficile riscontrare nel vento gelido di tramontana che funesta i confini italiani o nella terra brulla, sovrastata dall’imponenza delle Alpi innevate, i tormenti e le tensioni interiori di un’epoca e di un preciso contesto storico, cosicché quel paesaggio è prima di tutto un riflesso dell’anima. La questione si chiarisce poco dopo, quando Jacopo piange le sorti dell’Italia, deplorandone lo stato di sottomissione allo straniero e l’assenza di quello spirito virile che era stato un elemento distintivo del suo glorioso passato. Il paesaggio alpino, colto nella stagione invernale, diventa allora la proiezione materiale della sfiducia di Jacopo, al quale non rimane altro che agognare la morte, come meta di pace e di annullamento totale. Rimane tuttavia una speranza, quella del nodo di affetti che potrà piangerlo sulla pietra della sua sepoltura; in questo modo la morte, sentita altrimenti come conclusione irreversibile, acquisisce un valore preciso.
Lettera da Ventimiglia
Alfine eccomi in pace! – Che pace? stanchezza, sopore di sepoltura. Ho vagato per queste montagne. Non v’è albero, non tugurio, non erba. Tutto è bronchi; aspri e lividi macigni; e qua e là molte croci che segnano il sito de’ viandanti assassinati. – Là giù è il Roja, un torrente che quando si disfanno i ghiacci precipita dalle viscere delle Alpi, e per gran tratto ha spaccato in due questa immensa montagna. Continua a leggere »